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arte

Il quartier generale dell'Agenzia Spaziale Europea

L'ESA ha permesso al fotografo Edgar Martins di accedere a dozzine di dipartimenti robotici, laboratori di propulsori a reazione, simulatori dello spazio, e piattaforme di lancio

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Il classico di Kubrick, 2001: Odissea nello Spazio, ha dato vita a una visione ambiziosa e stupenda del futuro dell'umanità nello spazio. Nel film Kubrick immortala sia il vuoto immenso dello spazio, sia la tecnologia che potrebbe portarci lassù, con dettagli che ai tempi erano senza precedenti. Quasi cinquant'anni dopo, il fotografo Edgar Martins fa uscire il Kubrick dentro di lui, in una serie di foto che documentano la bellezza intricata dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA).

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Martins, fotografo affermato, ha fotografato le realtà più svariate, dal  Sudafrica a una città inglese totalmente inventata. Nel 2012 ha richiesto il permesso di poter fare uno studio completo delle attrezzature all'avanguardia dell'ESA, per un progetto chiamato The Rehearsal of Space & the Poetic Impossibility to Manage the Infinite (Le prove nello spazio & l'impossibilità poetica di gestire l'infinito)

L'ESA non possiede un programma artistico interno, come quello intentato dalla NASA, o come il programma che il CERN continua a supportare; la richiesta di Martins era ambiziosa e  la sua ambizione è stata ricompensata magnificamente—l'ESA gli ha permesso, cosa senza precedenti, di accedere a più di una dozzina di dipartimenti robotici, laboratori di propulsori a reazione, simulatori dello spazio, e piattaforme di lancio tra il Regno Unito e il Kazakistan.

Sia Martins che l'ESA hanno colto l'opportunità di coinvolgere il pubblico attraverso l'arte: dai moduli immortalati con una simmetria à la Kubrick, ai ritratti dettagliati del progresso scientifico, The Rehearsal of Space & the Poetic Impossibility to Manage the Infinite cattura a pieno l'estetica legata alla frontiera finale. Durante i diciotto mesi di collaborazione con l'ESA, Martins ha immortalato dozzine di location usando tempi di esposizione lunghi—spesso fino a un'ora— per catturare gli incredibili dettagli dei macchinari:

Sul suo sito Martins scrive: "come un topografo o un archeologo visivo, mi sono proposto di scoprire e rivelare lo spettro di possibilità che vengono presentate dagli oggetti e dai posti che ho visitato, e di conseguenza anche di invitare a una più ampia e intricata riflessione sul significato nascosto di queste possibilità." Visto il gran numero di "significati nascosti" che emerge da Internet, speriamo che presto concentri la sua attenzione anche su qualche dipartimenti americano.

Vi piacciono le foto di Martins? Potete vederle esposte fino al 29 maggio al Wapping Project Bankside a Londra.