FYI.

This story is over 5 years old.

Italia

Piante rare e ferormoni sintetici: quando la natura imita la fantascienza

Una mammella verde fluo e una serie di piante estinte sottolineano il confine sottilissimo tra naturale e artificiale.

“Slight Agitation 2/4: Pamela Rosenkranz”. Infection, 2016 Foto: Delfino Sisto Legnani e Marco Cappelletti

Il confine sempre più sottile tra natura e artificio è il tema con cui Fondazione Prada accoglie il nuovo anno. L'8 febbraio, presso la sede milanese in via Isarco, si è tenuta una doppia inaugurazione su un unico scenario in cui convivono elementi naturali, scienza e tecnologia. Infection, di Pamela Rosenkranz, è un'enorme montagna di sabbia illuminata con luce verde RGB che al buio assume un aspetto al limite del fantascientifico, contenuta a stento dalle pareti dell'edificio. Lo spettatore è costretto a rintanarsi negli spazi marginali, nell'incertezza della soglia, vittima inconsapevole del fenomeno di infezione, in atto tramite la diffusione nell'aria di ferormoni di gatto riprodotti in laboratorio.

Pubblicità

Questi ultimi, in base alla presenza o meno nell'individuo del parassita della toxoplasmosi, sarebbero in grado di scatenare un immediato senso di repulsione o attrazione sessuale, destinata a innescare l'incontro fatale del parassita con la sua vera preda: il gatto. Nonostante la forte componente scenografica, che rimanda alle molteplici vette della storia dell'arte, tra cui la Montagna Blu di Kandinsky, o a un'incandescente mammella verde fluo, il vero protagonista dell'opera è invisibile: un'installazione soprattutto da annusare oltre che da ammirare.

Michael Wang, “Extinct in the Wild”. Foto: Delfino Sisto Legnani e Marco Cappelletti 

Il corridoio nord della Fondazione accoglie invece la mostra Extinct in the wild di Michael Wang, ponderato connubio di esattezza scientifica e poesia. In una serie di essenziali e sfaccettate serre/teche di vetro e metallo è raccolta una selezione di piante e animali che sono attualmente estinti allo stato selvatico, ma che continuano a sopravvivere grazie al loro ingresso nella coltura. Estremamente affascinanti per l'aspetto quasi mitologico e fantascientifico dovuto alla rarità, gli esemplari sono affiancati da dieci coppie di fotografie, scattate dall'artista durante il processo di ricerca in giro per il pianeta.

L'esposizione si pone nell'ottica di una sensibile, ma al contempo controversa riflessione sul tema dell'impatto ambientale. L'essere umano diventa sia un crudele castigatore e distruttore che un miracoloso salvatore e protettore, perché riesce a preservare la stessa natura che annienta. Al pari dei ready made dadaisti, foglie e radici, zampette e pinne, estirpati dal contesto originario approdano tra le mura di un museo, inscatolati in scrigni tanto preziosi quanto asettici, incubatrici che nel tentativo di preservarli dal contagio del male del mondo ne determinano il distacco definitivo.

Per saperne di più sulle prossime mostre visitate il sito della Fondazione Prada.