ÍSS (2016), courtesy di Daria Endresen
Questo articolo è adatto a un pubblico adulto. Immagini di un orrore silenzioso, immerse nella mitologia scandinava e intrise di rituali nordici: benvenuti nel mondo di Daria Endresen. I primi lavori dell'artista comprendono serie su serie di autoritratti fantasma. Recentemente, comunque, Daria ha rivolto la fotocamera altrove, per lo più su donne nude e congelate messe in posture simboliche. Queste scene sono ambientate nel bel mezzo di paesaggi bellissimi o in scenari indefiniti con una caratteristica comune: sono "freddi, silenziosi e isolati."La carriera fotografica di Endreson è iniziata presto, nel periodo in cui ha ricevuto la sua prima macchinetta DSLR dal padre. "All'inizio il mio interesse principale era la fotografia paesaggistica," ha detto a The Creators Project, "ma poi ho scoperto l'artista digitale russa Karina Marandjian, a.k.a., Daunhaus—il suo lavoro mi ha semplicemente sconvolta, è stata lei la ragione principale per cui ho iniziato a usare Photoshop." Oltre che da Daunhaus, Endresen è stata influenzata da tantissimi altri grandi artisti. Nella sezione “Inspiration: Influences: Friends” del suo sito, per esempio, Endresen cita il pittore del Cinquecento tedesco Hans Memling, Frida Kahlo, e il pittore figurativo norvegese Odd Nerdrum. Fa riferimento anche a suoi contemporanei e collaboratori come nihil, Eric Lacombe, e Anja Millen.Dopo la scoperta di Photoshop, Endresen ha cambiato le carte in tavola. "Vivendo fuori da un piccolo villaggio, nel bel mezzo del nulla, non avevo altri soggetti a parte me stessa," spiega, "e forse è per questo che ho iniziato a sperimentare gli autoritratti che poi hanno acquisito un significato sempre più profondo e intimo. Erano un modo per affrontare un'esperienza personale che stavo attraversando in quel momento e, anche se sembra un cliché, era una specie di terapia, l'unico modo che avevo per superarlo davvero. Quando finalmente sono andata oltre, il bisogno di essere il soggetto delle mie storie è sparito gradualmente."Durante il percorso artistico di Endresen, una cosa è rimasta sempre costante: la Norvegia, in tutta la sua gloria fredda, silenziosa e isolata. "Ho sempre sentito una forte connessione e un incredibile senso di appartenenza a questa nazione," dice Endresen, "e penso che il mio universo visivo lo rifletta. C'è anche un lato oscuro dei paesi nordici, che tendo a spiegare con il clima rigido, la mancanza di luce, l'isolamento e forse la natura riservata delle persone—credo che tutto questo abbia influenzato anche me."Per saperne di più sul lavoro di Daria Endresen, visitate il suo sito.La versione integrale dell'intervista, in inglese, potete leggerla qui.
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