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Game of Thrones

Dietro le quinte della scena incendiaria dell'ultimo episodio di 'Game of Thrones'

Il tempio di Vaes Dothrak trae ispirazione da architetture a dir poco inconsuete.
Game of Thrones
Immagine per gentile concessione di HBO

Questo articolo contiene spoiler relativi al quarto episodio della sesta stagione di Game of Thrones, “The Book of the Stranger.”

Il finale incendiario dell’episodio di Game of Thrones andato in onda ieri sera  ci ha ricordato cosa intende esattamente Danaerys Targaryen per “fuoco,” quando pronuncia il motto della sua casata, “fuoco e sangue.” Considerato che i suoi draghi sono incatenati—quando non del tutto assenti dalla scena—dai tempi della quarta stagione, non ci godevamo una bella scena di arrostimenti vari da parte della Madre dei Draghi da un bel po’. “È a dir poco eccitante, da brividi. Ogni stagione ho almeno un momento del genere da interpretare. Sto lì in piedi e dico, ‘Capisco quello che mi state dicendo, ma sapete che c’è, ho deciso di sterminarvi tutti. Mi sono appena ricordata del mio asso nella manica e ora vinco io, punto,’” ha detto Clarke a Entertainment Weekly. È difficile pensare a un destinatario più soddisfacente della sua ira dei Khal Bro-thraki che hanno passato gli ultimi episodi a minacciare di stuprarla e tenerla prigioniera per il resto della sua vita.

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Guardando l’episodio di ieri sera, ci siamo crogiolati nel tepore abbagliante emanato della sua forza femminile (e da un mucchio di Khal morti), ma abbiamo anche contemplato la distruzione di un pezzo di scenografia incredibile, opera della designer di produzione Deborah Riley. “La cosa bella di Vaes Dothrak è che abbiamo potuto sperimentare un tipo di architettura completamente diverso da qualsiasi altra cosa che abbiamo esplorato nella serie,” racconta a The Creators Project. Nonostante l’estetica generale e l’atteggiamento dei Dothraki sembri evocare il popolo nomade e conquistatore di Genghis Khan, la loro città sacra è un miscuglio di architettura africana e canadese.

“Ho trovato un piccolo villaggio africano dall’aspetto fantastico. Si chiama Benin, e lo stile architettonico di quel posto è diverso da qualsiasi cosa io abbia mai visto. Ci siamo ispirati ai tetti lineari che costruiscono lì e al modo in cui usano l’argilla per rivestire le pareti e via dicendo,” racconta Riley. Adattando un villaggio usato nel film di Ridley Scott Exodus (2014), e aggiungendo elementi tratti dall’architettura di Benin, il  team di scenografi è riuscito a creare un set dall’aria straniera sia agli occhi degli spettatori che a quelli degli abitanti di Westeros. “L’aspetto di cui sono particolarmente orgogliosa è che questi edifici sono plausibili in questo panorama,” continua Riley. “Si combinano bene con le montagne e sembrano davvero fondersi con l’ambiente circostante.”

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L’architettura canadese si intravede nel (ex) tempio di Vaes Dothrak, che è ispirato al piano ammezzato progettato da Arthur Erickson per la Simon Fraser University di Vancouver. “Lo stile dell’esterno del tempio è organizzato esattamente come il noto edificio,” dice Riley. “Ho preso la costruzione e l’ho girata al contrario.” Questi dettagli contribuiscono a dare una nuova luce ai Dothraki. Non ha forse senso ritenerli un misto tra una tribù africana e una versione sotto-sopra del Canada? Certo, la loro cultura è fondata sulla violenza, ma prendono parte al grande schema in calzini, parei e sandali.

Nella foto: Emilia Clarke nei panni di Daenerys Targaryen. Immagine: Helen Sloan/HBO

Non vedremo più il tempio, dato che è stato raso al suolo dall’ultimo gesto plateale di Daenerys la Non-bruciata—esempio lampante, peraltro, delle tematiche magiche di Game of Thrones. Abbiamo visto personaggi investiti da fiamme del genere già precedentemente, anche se in circostanze diverse. La scena in cui Mance Rayder (Ciarán Hinds) viene bruciato sul rogo, per esempio, ha richiesto una stregoneria visiva simile. “Gli effetti speciali in quel caso erano le fiamme,” dice Paul Ghirardani in uno speciale sulla quinta stagione. “Non facciamo altro che appiccare incendi e spegnerli.” Il coordinatore delle controfigure, Rowley Irlam, aggiunge, “Lo abbiamo arso sul rogo sovrapponendo fiamme, macchina da presa e Ciarán stesso, così abbiamo creato l’illusione che fosse avvolto davvero dal fuoco.”

Sapendo quanto i creatori di Game of Thrones David Benioff e D.B. White amino usare vero fuoco ogni volta che possono nella serie, come nel caso degli enormi lanciafiamme a dimensioni di drago, abbiamo il sospetto che questa scena sia stata a dir poco intensa per Emilia Clarke, specialmente dopo che lei stessa ha confermato a EW che è proprio lei a uscire dall’incendio dirompente. “Quella sono io, forte e fiera. Non c’è nessuna controfigura,” dice. La scena contraddice quanto detto in passato dall’autore di A Song of Ice and Fire (e produttore di Game of Thrones) George R.R. Martin, per cui la scena in cui Daenerys sale sulla pira dove brucia il cadavere di Kahl Drogo nella prima stagione sarebbe stata “unica, magica, misteriosa, un miracolo,” e che non si sarebbe probabilmente verificata di nuovo. Nel frattempo, Weiss ha definito la cosa “il super potere [di Daenerys],” su EW, per quanto abbia poi voluto specificare che “non si tratta di quel tipo di serie.”

Ciò nonostante, questa scena aveva tutto ciò che rende Game of Thrones appassionante per tanti: effetti pazzeschi, un personaggio femminile che spacca il culo, un gioco di potere brutale, una scena di nudo, e qualche sorpresa per appassionati di architettura.

Nella foto: Emilia Clarke nei panni di Daenerys Targaryen. Immagine: Helen Sloan/HBO