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Attualità

'The Lack', la videoarte diluita dei MASBEDO

Abbiamo parlato con i Masbedo di videoarte, cinema, femminismo e Islanda.

MASBEDO THE LACK TRAILER di Masbedo su Vimeo

The Lack è il primo lungometraggio realizzato dai MASBEDO, alias Nicolò Massazza e Iacopo Bedogni, prodotto da In Between Art Film in collaborazione con VivoFilm e presentato in esclusiva l'anno scorso al Festival del Cinema di Venezia. Un lungometraggio in quattro episodi che si concentra sul tema della mancanza, e che ha come protagoniste quattro donne lacerate poste in contesti naturali tanto lirici quanto ostili. Ognuna di loro è alla ricerca di una soluzione per riempire un qualche vuoto, e lo fa in maniera allegorica, spesso drammaticamente surreale.

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Abbiamo contattato i Masbedo per parlare della loro partecipazione al Romeuropa Festival, di cinema, videoarte, femminismo e natura leopardiana.

The Creators Project: voi due lavorate insieme da più di 15 anni, e vi siete sempre occupati di videoarte. In che modo la vostra poetica di videoartisti è sfociata nel cinema? Qual è il punto d’incontro tra i MASBEDO e lo schema narrativo cinematografico?

Nicolò Massazza: rispetto all’azione aforistica della videoarte i tempi sono senz'altro diluiti. Abbiamo sostituito la nostra narrativa classica con una narrativa più cinematografica, realizzando un lungometraggio per certi aspetti ostico, che da un lato gioca su una continua ricerca di fascinazioni estetiche, dall’altro su una forte dimensione psicanalitica. Non ci interessava fare un film vero e proprio, da sala, con un filo narrativo forte e chiaro, volevamo portare la videoarte a un nuovo livello, dilatarne i tempi.

Le ambientazioni sono nordiche e liriche, apparentemente molto ostili, dove avete girato le scene?

Molte scene sono state girate nella parte sud dell’Islanda, altre alle Eolie, in un omaggio silenzioso ad Antonioni che in quelle zone ha ambientato L’avventura. Si tratta di nature scomode, primitive e difficili. La natura infatti è un’attrice molto importante nel nostro lavoro, è una delle grandi donne del film, la grande madre. Una natura ovviamente leopardiana e ostile, fatta di viscere, lava, geyser e vento freddo.

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Il concetto di mancanza, invece, è inteso come nostalgia verso qualcosa o come una specie di mutilazione?

La mancanza appartiene a ognuno di noi, che per assurdo ne viviamo soltanto il lato malinconico, il negativo fotografico. La mancanza, però, ha anche un altro aspetto che tendiamo a sottovalutare: apre al desiderio. Comprende sì un tratto malinconico ma anche un anelito positivo, una tensione verso qualcosa.

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"The Lack" è in mostra a Digitalife LUMINARIA, il festival romano di arte digitale che quest'anno è dedicato al tema della luce. Che ruolo ha la luce nel vostro lungometraggio?

Il tema della mancanza, a livello concettuale, si lega a quello della luce nella ricerca di un senso: cercare la luce significa anelare a una soluzione per poter colmare la mancanza. Anche l’attenzione che abbiamo posto sulla fotografia rientra perfettamente nel tema: il 90 percento del girato è alla luce naturale, volevamo restare il più possibile fedeli alla natura, rappresentarla al meglio nella sua grandezza.

Quali sono state le reazioni di critica e pubblico al vostro primo film?

Positive, soprattutto da parte del mondo dell’arte, che solitamente è quello più difficile e di nicchia. Abbiamo ricevuto reazioni controverse, invece, dalle donne stesse: alcune hanno apprezzato molto il modo in cui si sono viste rappresentate, altre invece hanno denunciato una distruzione del femminismo da parte nostra.
In effetti mancano completamente il piano ironico, quello erotico, quello materno… Ma la nostra è stata una scelta precisa, quella di raccontare la donna nella sua fragilità. Che dopotutto la rende una figura dominante, nell’affrontare le difficoltà.

Potete vedere The Lack al Macro - Testaccio di Roma fino al 6 dicembre.

Tutte le foto: © Masbedo, InBetweenArtFilm