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Festival

Periferica #ArtIsAct è il festival italiano dedicato alle arti interattive e digitali

Periferica #ArtIsAct si svolge in questi giorni nel centro culturale Fusolab 2.0 e in alcune aree pubbliche della periferia est di Roma.

Periferica #ArtIsAct è un festival italiano dedicato interamente alle arti interattive e digitali, che si svolge negli spazi del centro culturale Fusolab 2.0 e in alcune aree pubbliche della periferia est di Roma.

La periferica, in informatica, è il dispositivo attraverso cui l'unità centrale di un computer realizza le funzioni di input e output dei dati, ed è quindi essenziale al funzionamento dell’intero sistema. Ma è anche un luogo e una posizione strategica: come afferma Salvatore Iaconesi, ingegnere, artista e hacker, fondatore di Art is Open Source e membro del Comitato Scientifico del festival, “Periferica è un tempo/luogo in cui si crea coscienza, partendo dalla società, immergendosi in essa, e creando un'estetica che è fatta del tessuto percettivo delle persone, in maniera inclusiva, unendo tecnologie, arti, questioni di genere, algoritmi.” Periferica infatti non è solo un museo o un'esposizione d'arte ma “un processo in cui l'arte è proprio nel processo, dove le persone e il territorio sono coinvolti tramite le tecnologie, le arti, lezioni e workshop e creare combustibile che va a beneficio di tutta la città.”

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E come un'interfaccia che connette le persone le une con le altre, il cittadino al territorio, l'arte allo spettatore e il reale al virtuale, il festival si propone di lavorare su nuovi strumenti e linguaggi per esplorare il concetto di interazione, dove ogni individuo e progetto diventa nodo fondamentale di una rete virtuale e reale.

Così come l'arte e la rete vivono dell'interazione tra le persone, allo stesso modo la città vive solo grazie alla presenza e all'agire dei suoi abitanti: per questo motivo questa prima edizione del festival è stata denominata “Urban Breaths”, ovvero respiri urbani, poiché riflette sull'arte e la tecnologia come mezzi per far vivere la città.

Perché, come afferma Luca Traini, scrittore e storico membro del Comitato Scientifico di Periferica “arte e tecnologia vanno di pari passo da quando l’Homo è diventato Sapiens Sapiens. Perché la tecnologia fornisce nel quotidiano i presupposti per andare oltre e diventare altro, facendo scaturire – ora a corrente alternata ora continua – sviluppo e progresso. Perché l’arte è “tecnologia”, un discorso ininterrotto sull’uso di quegli strumenti che ci permettono di vivere, convivere e vedere da punti di vista sempre nuovi e mutanti.”

All'interno del ricco calendario del festival, che consiste in oltre 60 proposte tra performance live, installazioni e workshop, possiamo trovare l'installazione di Anni Garza Lau intitolata “Enviromental Disturbation”, dove lo spettatore indossa un casco che registra le onde cerebrali e le trasmette a un sistema che modifica un panorama cittadino con gli agenti atmosferici corrispondenti allo stato emotivo dell'utente, per una rappresentazione simbolica dell'interazione tra l'ambiente circostante e l'interiorità personale.

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Environmental Disturbances di Anni Garza su Vimeo.

Un'altra installazione della sezione “Interactive Installations” è “Boll” di Paolo Scoppola, costituita una serie di scenari riprodotti su grandi schermi ai quali il pubblico si può avvicinare per vivere diverse esperienze sensoriali, e dove la tecnologia è nuovamente uno strumento di riflessione sul rapporto tra mondo interiore ed esteriore.

Bol - concept di Paolo Scoppola su Vimeo.

Ispirata al “Campionario delle Favole” di Trilussa l'installazione “La Raggione der perché” del Laboratorio Aye Aye riflette invece sul comportamento umano, trasformando coloro che si avvicinano al bosco virtuale in animali, mentre una voce recitante legge il campionario di vizi e difetti redatto dall'autore romano, restituendo un'immagine fedele della società.

La Raggione der perchè… di AYE AYE su Vimeo.

Tra proiezioni e luci si muovono invece i ballerini protagonisti di “The Method”, l'ultima performance di danza interattiva di Martin Romeo, un'opera d'arte totale dove il corpo diviene parte integrante di un'installazione, dove tanto la tecnologia quanto il corpo fisico si trova ad essere medium.

The Method (trailer) _interactive dance performance di Martin Romeo su Vimeo.

È l'architettura urbana a diventare superficie di esplorazioni artistiche digitali in “Pattern Urbani” di Streamcolors, un’installazione interattiva che, grazie a una postazione touchscreen, permette al visitatore di esplorare il quartiere Alessandrino di Roma sotto nuove forme tridimensionali, e di stampare l’inquadratura preferita del mondo ibrido che si è venuto a creare.

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Basata sul videomapping è invece l'installazione di Neocortex, dove le forme e i pattern proiettati sugli edifici diventano parte integrante della superficie che li ospita, portando gli spettatori in una realtà parallela, dove il virtuale arricchisce le forme del reale.

Nella sezione “Code, Net and Hack Art” la tecnologia diventa parte fondamentale della dimensione sociale delle pratiche umane, per cambiarle e migliorarle: di questo ambito fanno parte progetti come “Repetitionr”, la piattaforma di petizione sociale di Les Liens Invisibles che mette a disposizione le tecnologie Internet più avanzate per portare la dimensione democratica nella rete, garantendo il successo di ogni campagna proposta.

Troviamo poi “Human Ecosystems” di Salvatore Iaconesi e Oriana Persico, il progetto che esplora gli spazi digitali urbani attraverso i social network: se “One Million Dreams” raccoglieva le espressioni pubbliche dei sogni, “Human Ecosystems” genera una sorgente di Open Data dalle conversazioni pubbliche sui maggior social network, che vengono raccolte ed elaborate per rappresentare le interazioni dei cittadini nella realtà urbana.

Le interazioni tra arte, tecnologia e individui entrano nella dimensione ludica nella sezione del festival dedicata alla “Games Art”, nella prospettiva del videogame come “medium interattivo che consacra l’interazione come principio fondamentale: l’interazione con l’opera, prima privilegio degli artisti, con il videogame diventa anche una possibilità estetica del giocatore,” come affermato da Luca Traini.

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Tra i progetti troviamo “Mountain”, un piccolo videogioco per computer e iPhone creato da David O'Relly (creatore del videogioco immaginario giocato da Joaquin Phoenix nel film “Her” di Spike Jonze) in cui una montagna fluttua nello spazio e ha la sola finalità di essere osservata dall'utente, mentre le stagioni cambiano e i giorni passano: quella di Mountain è una dimensione riflessiva, dove la concezione di gioco viene sovvertita in favore di un microcosmo che non può essere manipolato dall'esterno.

We Are Müesli presentano invece il secondo atto CAVE! CAVE! DEUS VIDET, la visual novel ispirata alle opere del pittore olandese Jheronimus Bosch. Come sfondo della ricerca di Hoodie, protagonista dell'episodio pilota—che ha riscosso un notevole successo e promette di far parlare ancora molto di sé— questa volta c'è la città di Madrid, dove le vicende dei personaggi si intrecciano con i capolavori dell'artista autore del “Giardino delle Delizie”.

Il festival si svolge dal 16 al 21 febbraio negli spazi di Fusolab. Visitate il sito di Periferica #ArtIsAct per consultare il programma e per saperne di più sui progetti e sui partecipanti dell'evento.